Il 1° marzo in molte località dei Grigioni si celebra il Chalandamarz, che segna la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Il nome di questa festa tradizionale deriva dal romancio e ne suggerisce l’origine. Il celebre libro per bambini «Una campana per Ursli» ha reso nota questa usanza anche al di fuori della Svizzera.
In Svizzera quasi tutti conoscono il personaggio di Ursli, o Uorsin, come recita il suo nome originale in romancio. Il libro «Una campana per Ursli», scritto nel 1945 da Selina Chönz (1910–2000) e illustrato da Alois Carigiet (1902–1985), ha segnato l’infanzia di intere generazioni. Questa commovente storia di famiglia con i suoi bellissimi disegni, che offrono uno scorcio sulla cultura romancia, è ancora molto amata.
Le avventure del piccolo montanaro grigionese sono ormai note ben oltre i confini nazionali: una ricerca del titolo originale «Uorsin» nel catalogo della Biblioteca nazionale svizzera rivela che oltre alle edizioni in romancio e in tedesco sono disponibili anche traduzioni in francese, italiano, inglese, cinese, giapponese, svedese, olandese. Il libro esiste addirittura in esperanto e in persiano!
L’opera, pubblicata nel 1945, si inseriva perfettamente nella sua epoca, caratterizzata dalle spinte patriottiche dell’Heimatschutz e della Difesa spirituale. Inoltre, il romancio con i suoi vari dialetti (idiomi) era appena stato riconosciuto come quarta lingua nazionale della Svizzera, in seguito al referendum del 1938.
Dal Chalandamarz a Guarda, un’opera tutta grigionese
Non è un caso che la storia si svolga in una località che nelle illustrazioni originali ricorda fortemente Guarda, dove Selina Chönz viveva e Alois Carigiet trascorse un lungo periodo. Tra il 1939 e il 1945 il villaggio fu sottoposto a numerosi interventi di restauro da parte dell’associazione Protezione della Patria Grigioni, che affidò i lavori a Iachen Ulrich Könz (1899–1980), marito di Selina Chönz nonché architetto e conservatore di monumenti per il Cantone dei Grigioni.

© Flurin Bertschinger (2015)
Un altro elemento centrale della storia è la tradizione del Chalandamarz: pur essendoci differenze regionali, un rumoroso corteo di bambini (in passato per lo più solo maschi) negli abiti tradizionali dei contadini (camicia blu, fazzoletto rosso e spesso un berretto a punta rosso) allieta sempre i festeggiamenti con campanacci, campane, sonagli, schiocchi di frusta e canti. Il rumore è inteso a scacciare l’inverno e annunciare l’arrivo della primavera. Inoltre, in passato in molte località la giornata coincideva con le elezioni comunali. Questa usanza fa parte della Lista delle tradizioni viventi in Svizzera ed è descritta nel dettaglio sul sito tradizioni-viventi.ch dell’Ufficio federale della cultura (UFC).
Diffusione, origini e sviluppo del Chalandamarz
Questa usanza è diffusa in Engadina, in Val Monastero, in Val Bregaglia, in Valposchiavo, in Val Mesolcina, in Val Sursette e nella Valle dell’Albula. A Celerina è stata vietata per quasi 200 anni, perché un prete pietista del XVIII secolo si era espresso contro quella che considerava una tradizione pagana per scacciare l’inverno. Tuttavia, anche se il termine Chalandamarz (calende di marzo) fa riferimento all’inizio dell’anno romano, non esistono prove di radici così lontane.
Proprio come il romancio – originariamente lingua predominante dei Grigioni –, nel corso del XIX secolo il Chalandamarz ha perso vigore, soprattutto nelle zone in cui il turismo era in crescita. Tuttavia, riconoscendo il valore della cultura romanica, nel XX secolo gli operatori turistici e i promotori del patrimonio locale ne hanno sostenuto la valorizzazione e lo hanno fatto conoscere ben oltre i confini regionali, assecondati anche dalla popolazione grigionese, fiera di tornare alle proprie radici culturali.
All’improvviso ne parla tutta la Svizzera: il Chalandamarz nella stampa
Una ricerca su e-newspaperarchives.ch, il portale della stampa svizzera digitalizzata, conferma quanto riportato sopra: a gennaio 2025, si contavano 1387 articoli di oltre 50 parole che riportano la parola chiave «Chalandamarz». Di questi la maggior parte (1202 contributi) proviene dai media grigionesi, gli altri da tutto il resto della Svizzera. Resoconti dettagliati sull’usanza si trovano al di fuori dei Grigioni soltanto dopo la Seconda guerra mondiale. Possiamo quindi parlare di un certo effetto Schellen-Ursli.
Bibliografia e fonti
- Chalandamarz. In: Tradizioni viventi della Svizzera, sito dell’Ufficio federale della cultura (UFC).
- Lista delle edizioni di «Una campana per Ursli» nei fondi della Biblioteca nazionale svizzera (BN)
- Risultati della ricerca con parola chiave «Chalandamarz» nel catalogo online della BN
- Andri Peer. Chalandamarz. In: Die Schweiz = Suisse = Svizzera = Switzerland. Offizielle Reisezeitschrift der Schweiz. Verkehrszentrale, der Schweizerischen Bundesbahnen, Privatbahnen, 1962, n. 2, pag. 18–19.
- Daniel Kessler. Hotels und Dörfer: Oberengadiner Hotellerie und Bevölkerung in der Zwischenkriegszeit. In: Beiheft zum Bündner Monatsblatt, vol. 5 (1997), pag. 1–239.
- Simon Bundi. Graubünden und der Heimatschutz. Von der Erfindung der Heimat zur Erhaltung des Dorfes Guarda. Chur: Kommissionsverlag Desertina, 2012.
- Ricarda Liver, Romancio. In: Dizionario storico della Svizzera, versione online (aggiornata al 2012)
- Stefan Bachmann, Heimatschutz. In: Dizionario storico della Svizzera, versione online (aggiornata al 2012)
- Film sul Chalandamarz celebrato nel 1965 a Samedan, prodotto dal Cinegiornale svizzero, Archivio federale svizzero
- Selina Bisaz, Den Winter mit Lärm vertreiben. Chalandamarz und seine Tradition im Unterengadin. In: Engadiner Post, 25 febbraio 2017, pag. 8.
- Necrologio di Selina Chönz nel giornale Engadiner Post del 1° aprile 2000, pag. 8.
- Magda Ganz, Chalandamarz – die Wintergeister vertreiben. In: NZZ, 13 febbraio 1997, pag. 57.
Ultima modifica 27.02.2025
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