A 70 anni dalla sua morte, Marc Gonthier (1895–1954) ci lascia in eredità una copiosa opera grafica che rivela una grande varietà di tecniche e contenuti: dai paesaggi lacustri e montani intorno al Lago di Ginevra ai contadini che lavorano nella zona di Berna, passando per l’affascinante e spettacolare trambusto del circo.
Di Kristina Pfister
Il circo è il luogo del fantastico, della meravigia, ma anche dell’illusione, dell’inganno e delle false apparenze: gli artisti manipolano, plasmano e fuorviano la percezione momentanea del pubblico. Le scene di circhi e fiere svolgono un ruolo particolare nella produzione di Marc Gonthier, in quanto testimoniano la sua incessante fascinazione per l’eccentrica varietà della vita circense.
Una notte nell’arena
Nella xilografia «Arène» due acrobati compiono un’audace impresa su un palcoscenico illuminato: in equilibrio a testa in giù sulla testa del collega, con braccia e gambe divaricate, uno dei due sembra volare. Il palcoscenico, con le lettere «MG» riportate sulla parte anteriore, è illuminato da riflettori. Due trapezi e il sipario appena aperto e ancora in movimento promettono al pubblico altri voli fantastici e acrobazie mozzafiato. Sulla tribuna sinistra, la luce artificiale si riflette sui volti degli spettatori.
Tuttavia, non se ne riconoscono i lineamenti: i volti risaltano come punti luminosi in una massa scura, sono l’elemento che unisce il pubblico e gli artisti in termini sia di composizione che di contenuto. Il contrasto tra bianco e nero, generato dall’intenso colore della stampa in contrapposizione alla luce artificiale dei riflettori, mette in evidenza la tensione drammatica di quanto sta accadendo sul palco. Marc Gonthier stesso assiste a questa acrobazia mozzafiato assumendo la prospettiva di uno spettatore e osservando sia il pubblico che gli artisti. In quanto autore della stampa, trasmette questa esperienza al suo stesso pubblico, diventando un regista dello sguardo. Non è quindi l’equilibrismo degli acrobati in scena ad essere fondamentale per il messaggio visivo, ma lo scambio, la dinamica e l’elemento di connessione tra il pubblico e gli artisti cicensi.
Il circo come tema ricorrente
Gonthier ha prodotto numerose altre stampe che ci trasmettono la sua fascinazione per il circo. Anche i visitatori e le visitatrici della fiera nelle due opere «Chiromancienne» e «Voyante extralucide» si lasciano ingannare dalla chiromante o dalla cartomante e credono di vivere un avvenimento soprannaturale, diventando volontariamente parte dell’illusione. Nella composizione di queste xilografie le divinatrici e il pubblico rappresentano un’unità, un connubio di elementi distinti che dura il tempo dell’artificio. Nel suo libro «Gawkers» pubblicato nel 2022, Bridget Alsdorf afferma che questo rispecchiarsi reciproco e invertirsi continuo tra artisti e pubblico illustra la stretta connessione che esiste tra la curiosità della gente e il processo di produzione e percezione dell’arte.
L’arte dell’illusione
Gli spettacoli acrobatici hanno successo se incontrano il favore del pubblico mentre si lascia stupire dalle illusioni create. Spettatrici e spettatori curiosi sono quindi sia l’oggetto sia i destinatari delle performance: nella loro percezione l’illusione evocata si rigenera di continuo.
È proprio nell’arte che diventano possibili i processi illusionistici: attraverso il suo lavoro di incisione del pannello di legno con stilo e bulino, l’artista plasma il materiale, ma anche la percezione del suo pubblico, ovvero di chi osserverà poi il foglio stampato. Attraverso la tecnica della xilografia, anche Gonthier si autoproclama maestro dell’illusione nelle scene che rappresenta. Per esempio, in «Arène» riesce a suggerire l’idea di movimento del sipario con tratteggi magistrali. Come di consuetudine, qui la xilografia è firmata in alto a sinistra con le sue iniziali «MG», che però ricompaiono ben visibili anche al centro, sul lato anteriore del palco, la cui sezione presenta notevoli somiglianze con il lastro di stampa stesso.
In «Arène» Gonthier si fa regista dell’immagine, suggerendo un’equazione tra artista circense e artista visivo e chiamando in causa la stretta connessione tra produzione e contemplazione dell’arte: l’opera raggiunge la sua massima espressione soltanto nella contemplazione, ovvero in questo scambio tra chi osserva e chi produce l’arte. La bravura dell’artista viene quindi misurata in base alla sua capacità di modellare la percezione del pubblico. In quest’opera Gonthier ci riesce brillantemente.
Marc Gonthier (alias Robert Alfred Gonthier) nasce a Losanna il 6 marzo 1895. Dal 1913 al 1915 frequenta l’École des Beaux-Arts di Ginevra. Dal 1917 al 1919 soggiorna a Oschwand (BE), dove si forma presso l’atelier di Cuno Amiet. Nel 1920 riceve la prima di tre borse di studio dell’allora Commissione federale di belle arti. Successivamente stabilisce la propria attività in un atelier nel quartiere Mon-Repos a Losanna e diventa membro della Société des peintres, sculpteurs et architectes Suisses (SPSAS). Partecipa a mostre d’arte nazionali a Ginevra, Berna e Zurigo e nel 1953 si unisce all’associazione internazionale degli incisori su legno «Xylon». È inoltre membro di «Tailles et Morsures» e del «Graphischer Kreis». Decede precocemente a soli 59 anni il 16 settembre 1954.
Bibliografia e fonti
- Bridget Alsdorf: Gawkers. Art and audience in late nineteenth-century France. Princeton, New Jersey: Princeton University Press, 2022.
- Béatrice Béguin e Philippe Kaenel (a c. di), Pleins feux! La Collection d’art de la Ville de Lausanne, Losanna, art&fiction publications, 2017.
- Peter Küchler: Knie. 100 Jahre Schweizer National-Circus Knie. Rapperswil: Gebrüder Knie, Schweizer National-Circus AG, 2019.
- Nicole Minder e Nicole Pastori Zumbach, Gravures de Marc Gonthier [mostra presso il Cabinet cantonal des estampes, Musée Jenisch, Vevey, catalogo], Vevey, 1992
- F.-R. Rahn: Un peintre, un graveur, Marc Gonthier. In: Lectures du Foyer: revue hebdomadaire illustrée, 18.5.1940.
Ultima modifica 06.06.2024
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