Che cosa ci fanno dei trofei dall’aspetto barocco nel fondo d’archivio della poetessa e traduttrice Donata Berra?
di Annetta Ganzoni
Nel fondo d’archivio di una poetessa e traduttrice raffinata si fa una scoperta sorprendente: una piccola documentazione stampa, una scatoletta con medaglie, qualche gagliardetto e due imponenti coppe testimoniano i precedenti gesti di Donata Berra come ginnasta artistica della squadra nazionale italiana.
«Chi è Donata Berra?» s’intitola un contributo ne Lo Sport illustrato del 1965, accompagnato da una ripresa della giovane sportiva in una perfetta capovolta sul cavallo. Durante l’intenso allenamento negli anni liceali e sull’onda del successo in tornei regionali in Italia e con la nazionale «azzurra» in Francia, Spagna e Jugoslavia – Donata Berra non lascia alcun dubbio ai giornalisti – la ginnastica artistica per lei non è altro che l’apertura verso il vero percorso professionale. E interrompe una carriera promettente poiché non le lascia lo spazio necessario per approfondire i suoi interessi nella musica e nella letteratura.
Comunque, traslocando nella sua patria d’elezione Berna, la milanese Berra prende con sé i suoi trofei. Quasi dimenticati, sono riemersi quando la poetessa e traduttrice stava preparando i materiali da consegnare all’Archivio svizzero di letteratura. Particolarmente vistosi sono le due lucide coppe del contesto nazionale a Messina nel 1963 – simboli di un allenamento su cui appoggia anche la scrittura della Berra. Perché la precisione di movimento sulla trave e la sicurezza poetica hanno parecchio in comune. «Sapevo il ritmo ed ero consapevole della bellezza del gesto», dice la Berra oggi. Come le figure preparate per le parallele asimmetriche erano fisicamente interiorizzate, così le poesie nascevano dall’intuizione e non unicamente dalla testa, che nel processo creativo può dare fastidio.
Anche il poetare risulta da preparazioni: per esempio dalle tante letture che lasciano le loro schegge nei versi della Berra e creano delle attese per il flusso ritmico e acustico. Così come i passaggi della rincorsa prevedono un certo numero di salti, così una frase troppo lunga o un suono troppo acuto disturbano il colore della strofa. Il sentimento ritmico aiuta a porre in un buco la parola adeguata non solo al significato ma anche al tempo del verso. D’altra parte, il cambio di ritmo può accennare a un cambiamento di focalizzazione, come nella seguente poesia dove all’improvviso lo staccato del sobrio passo femminile interrompe la veduta idilliaca delle alpi della strofa iniziale:
Vedute bernesi II
E dopo il ponte
s’aprono a miglia i piani
su fino a nevi azzurre, fino a lontane
cime ineguali, digradanti
in cembri, larici, laghi, a eco:
per perdersi poi, lasciare
noi, qui, fuori misura:
s’aprono a miglia i piani
su fino a nevi azzurre, fino a lontane
cime ineguali, digradanti
in cembri, larici, laghi, a eco:
per perdersi poi, lasciare
noi, qui, fuori misura:
ma sopra passa un po’ di fretta Rosa
che porta la sua borsa della spesa.
che porta la sua borsa della spesa.
Ancora oggi Donata Berra accetta le sfide – e porta a casa dei premi prestigiosi: nel 2018, per la sua trasposizione di La guerra invernale nel Tibet (Adelphi, 2017) di Friedrich Dürrenmatt, le è stato conferito il premio italo-tedesco per la traduzione letteraria da parte del Goethe Institut di Roma e Berlino.
Dopo lo studio di lettere e musicologia Donata Berra, milanese di nascita, nel 1975 si è trasferita a Berna dove ha insegnato lingua e letteratura italiana all’Università e all’Alta scuola pedagogica fino alla pensione. Le sue poesie sono state pubblicate in riviste e in diverse collezioni, le sue traduzioni dal tedesco sono apparse presso editori ticinesi e italiani.
La poesia è estratta da Vedute bernesi (alla chiara fonte, 2017). Per la primavera 2019 è prevista la raccolta antologica Maddalena, con traduzioni a fronte in tedesco di Christoph Ferber (edizioni Limmat, Zurigo).
Pokal und Poesie (PDF, 360 kB, 06.12.2018)Der Bund, Montag, 3. Dezember 2018
Ultima modifica 06.12.2018