Sciopero delle donne del 14 giugno 2019

frauenstreik

Il prossimo venerdì 14 giugno è indetto lo sciopero delle donne. Per l’occasione, la Biblioteca nazionale svizzera ha riesumato tre manifesti delle sue collezioni riguardanti il diritto di voto alle donne in Svizzera.

P.f. niente politica intorno al focolare! Votate no
«P.f. niente politica intorno al focolare! Votate no», 1941?
© Fontanet, Noël

Le rivendicazioni politiche concernenti la parità salariale, la parità di diritti nelle assicurazioni sociali, il riconoscimento del lavoro domestico e la condanna di sessismo, molestie sessuali e violenza domestica, pur affondando le radici in una lunga storia, sono problematiche ancora molto attuali. Infatti, anche se si sono registrati progressi, in alcuni ambiti l’inuguaglianza persiste.

A titolo illustrativo, lo sciopero delle donne del 1991 aveva in particolare l’obiettivo di dare visibilità alle mansioni indispensabili eppure sottopagate o non remunerate svolte principalmente dalle donne. All’epoca questo sciopero fu definito «una serie improvvisata di eventi in viola» e le problematiche sollevate dalle manifestanti non ebbero grande eco nei media. Tuttavia, fu grazie allo sciopero che si ottennero alcuni importanti risultati, come la legge federale sulla parità dei sessi, il congedo di maternità o l’introduzione di misure per la lotta contro la violenza domestica.

Diritto di voto alle donne: sì. Donne libere per un popolo libero
«Diritto di voto alle donne: sì. Donne libere per un popolo libero», 1946
© Familie Eidenbenz, 8008 Zürich

Un altro esempio storicamente celebre è quello del suffragio femminile, rivendicato, inizialmente invano, da un gruppo di donne di Zurigo a partire dal 1868. Nel 1957 il Cantone di Basilea Città autorizza i suoi tre Comuni patriziali a introdurre il suffragio femminile: il 26 giugno 1958, ovvero 90 anni dopo le prime rivendicazioni di Zurigo, Riehen è il primo Comune svizzero ad accettare il voto delle donne.

La prima votazione a livello federale risale al 1959, quando l’oggetto è respinto dal 66,9 % degli uomini, con solo il 33 % di voti favorevoli e un tasso di affluenza alle urne del 66,7 %. Le voci contrarie sono quindi pari ai due terzi dei votanti, contro un terzo di voci favorevoli. La proporzione appare totalmente invertita in occasione della votazione federale del 7 febbraio 1971, quando il diritto di voto e l’eleggibilità delle donne sono accettate dal 65,7 % dei votanti con il 34,3 % di voti contrari e un tasso di affluenza del 57,7 %. Questo significa che in soli 12 anni circa un terzo dei votanti ha cambiato idea accettando il suffragio femminile.

Lasciateci fuori dal gioco! Diritto di voto alle donne: no
«Lasciateci fuori dal gioco! Diritto di voto alle donne: no», 1968
© Aktionskomitee gegen das Frauenstimmrecht, 1968. Orell Füssli

A livello cantonale e comunale è un altro paio di maniche: i Cantoni di Appenzello Esterno, Appenzello Interno, Glarona, Obvaldo, Svitto, San Gallo, Turgovia e Uri continuano a respingere il suffrago femminile. Il diritto di voto è infine concesso alle donne su tutto il territorio svizzero e a tutti i livelli nel 1990, quando con decisione del 27 novembre, il Tribunale federale ne impone l’applicazione al Cantone di Appenzello Interno, ultimo opponente.

Tra il 1868 e il 1990 sono trascorsi 122 anni. Questa importante pagina della storia svizzera è illustrata dai tre manifesti provenienti dalla collezione della Biblioteca nazionale svizzera, uno favorevole e gli altri due contrari al suffragio femminile. Si tratta di documenti conservati in formato cartaceo e digitale presso il Gabinetto delle stampe, insieme ad altri manifesti di forte valore politico.

Queste fonti storiche, che la Biblioteca nazionale svizzera ripropone in occasione del 14 giugno 2019, documentano la lunga battaglia delle donne e degli uomini in favore della parità.

Ultima modifica 14.06.2019

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