L’impegno letterario e sociale dell’autore ticinese Plinio Martini (1923–1979) nella e per la sua Valle Maggia a cento anni dalla sua nascita.
Di Marica Iannuzzi
Plinio Martini nasce nel 1923 a Cavergno, in Valle Maggia, dove per oltre trent’anni è insegnante di scuola. Accanto all’insegnamento, si dedica attivamente alle questioni sociali, politiche ed ecologiche locali: fra le sue tante battaglie, fondamentali quelle in favore della salvaguardia del paesaggio e contro lo sfruttamento delle acque. I suoi appelli sono sempre nell’interesse della comunità e i suoi interventi scritti sono registrati negli almanacchi delle istituzioni regionali e politiche: nel tempo Martini assume un numero sempre maggiore di cariche, da quella di membro nella società dei pescatori a quella di presidente nella Pro Vallemaggia.
La sua vicinanza al territorio è inoltre confermata da verbali di altre associazioni regionali, in uno dei quali si trova pure il dipinto (anonimo) di una cascata valmaggese. La pesca e la montagna, e più in generale la natura, non sono semplici passioni, ma veri e propri ideali per i quali Martini lotta per una vita intera con la penna e con le azioni. Molte sono le prove fotografiche che lo ritraggono nella quotidianità della valle, intento a pescare o a seminare, da solo o in gruppo; numerose sono le pagine polemiche sugli aspetti ecologici che si possono leggere come prove di stile e anticipazione dei principali temi che attraversano le sue opere. È infatti in questo civile operare per e con la propria gente e nella propria realtà che nascono e crescono le prose narrative che lo faranno conoscere ai lettori e lettrici e per le quali lui non si riterrà mai un letterato.
Nel suo romanzo d’esordio, «Il fondo del sacco» (1970), il filone centrale è l’emigrazione forzata dalla valle a causa delle dure condizioni di vita che l’autore ricostruisce servendosi del dialetto, portatore del valore identitario dell’abitare il luogo d’origine e la propria lingua. L’opera è subito accolta con entusiasmo dentro e fuori i confini cantonali, come dimostrano le numerosissime ristampe e traduzioni. E così è anche per il secondo romanzo, «Requiem per zia Domenica» (1976), in cui l’autore resta fedele agli argomenti trattati in precedenza. Non smette di raccontare del proprio mondo, sul cui sfondo si intrecciano i temi dell’amore, della religione e della morte, ma questa volta mescola le lingue e le forme e rielabora le memorie visive e uditive.
Martini, per primo in Ticino, evidenzia l’importanza delle tradizioni che sono fonte e strumento di trasmissione di cultura popolare e rinnova la narrativa della Svizzera italiana con il suo approccio stilistico innovativo e la sua autenticità di soggetti e linguaggi. Inoltre, con le sue posizioni ed esposizioni critiche nei confronti dello sviluppo paesaggistico delle valli ticinesi contribuisce a una discussione che è ancora oggi aperta.
L’eredità di quest’autore nato in un paesino ticinese approda nella capitale svizzera: il lascito, consultabile dal gennaio 2023 all’Archivio svizzero di letteratura, comprende tutta la produzione letteraria di Martini autore, dalle prime poesie degli anni Cinquanta fino alle opere postume, e conserva molteplici documenti di Martini personaggio pubblico. A cento anni dalla sua nascita, quest’uomo continua a vivere e a educare le generazioni che abitano dentro e fuori la sua amata valle.
Plinio Martini nasce nel 1923 a Cavergno (TI), dove passa tutta la vita fino alla scomparsa nel 1979. Accanto all’insegnamento è fortemente attivo nella vita sociale e politica della sua valle. Esordisce con due raccolte di poesie nel 1951, affermandosi come scrittore nel 1970 con il romanzo «Il fondo del sacco».
Per saperne di più
Der Fürsprecher des Valle Maggia (PDF, 466 kB, 28.09.2023)Der Bund, Mittwoch, 13. September 2023
Ultima modifica 28.09.2023