Quando è stato il ’68? Una domanda dalla risposta in apparenza semplice: 50 anni fa. A ben guardare però, il Sessantotto può pure essere visto come un sasso nello stagno capace di creare una serie di increspature concentriche che, via via, vanno ad allargarsi, toccando altri tempi e altre onde culturali. Se nel 1968 Les Sauterelles persero la testa nel loro club paradisiaco, già a metà degli anni ’50 Allen Ginsberg vide le migliori menti della sua generazione distrutte, mentre nel 2014 Caparezza, per guardare le cose in modo nuovo, esplicitò in un parallelismo tra Giotto e la Beat Generation il «bisogno di una prospettiva come negli Anni ’60». A dipendenza dell’angolatura, dunque, le direzioni interpretative possono essere molteplici.
L’attenzione relativa al Sessantotto continua invece a mantenere costante la sensazione che gli anni Settanta abbiano inciso più dei decenni precedenti sulla nostra vita. Non starà a noi fugare storici dubbi o dire se questa diffusa sensazione sia giustificata, ma di sicuro lo spirito del ’68, a un certo momento, è arrivato in Svizzera.
In Passim 21 viene dunque proposta una finestra su quello che la letteratura era in quegli anni di politicizzazione della vita quotidiana, per cercare di carpirne gli elementi centrali come la questione femminile. Alcuni materiali non sono direttamente legati alla contestazione o a dei movimenti, ma, collocando gli eventi e i fenomeni culturali, portano lo sguardo sui processi e le riflessioni ancora in corso.
Passim 21 | 2018 (PDF, 2 MB, 23.05.2018)Bulletin des Schweizerischen Literaturarchivs | Bulletin da l’Archiv svizzer da litteratura | Bollettino dell’Archivio svizzero di letteratura | Bulletin des Archives littéraires suisses
Ultima modifica 31.05.2018
