Basato su una consapevole scelta del plurilinguismo, l'Archivio svizzero di letteratura è una realtà multiforme che aiuta a documentare il nostro passato. Al valore mnemonico bisogna però annettere la funzione etica intrinseca della letteratura. Un archivio letterario vive perciò di una memoria funzionale, capace di riempiere dei vuoti attraverso una dimensione parallela simile a quella de Il giardino dei sentieri che si biforcano di Borges. Una galleria di carteggi pronti a tramutarsi in un labirinto, con delle linee temporali che, intersecandosi, danno la possibilità a autrici e autori di incontrarsi e avvicinarsi fra loro. Servendoci di alcuni contributi tratti dalla rubrica online «Vedute» che da anni presenta uno scorcio sull'eterogeneità dei documenti conservati, abbiamo quindi tratteggiato un possibile sentiero tra i fondi. Il tutto senza però trascurare dei risvolti che hanno spinto verso una cessione dei manoscritti ad un archivio. In passato Giovanni Orelli, il primo autore di lingua italiana a donare le sue carte all'ASL, parlò di scelta politica e coscienza morale. Un'informazione nota anche a Anna Felder, la cui voce ci svela in questo numero cosa la spinse a portare le sue carte a Berna. I documenti della scrittrice sono stati in seguito studiati per raccontare vicende individuali e collettive, dimostrando indirettamente il dinamico compito che l'Archivio svolge da venticinque anni: conservare, rendere accessibili e valorizzare le quattro letterature svizzere.
Passim 17 | 2016 (PDF, 2 MB, 01.07.2016)Bulletin des Schweizerischen Literaturarchivs | Bulletin da l’Archiv svizzer da litteratura | Bollettino dell’Archivio svizzero di letteratura | Bulletin des Archives littéraires suisses
Ultima modifica 01.07.2016
