Tutto Markus Werner

In realtà potremmo definire l'intera opera di Markus Werner un tesoro svizzero. Per il mio 28° compleanno, mio fratello mi aveva regalato Quando la vita chiama [Am Hang], che allora era l'ultimo romanzo di Werner. L'ho letto d'un fiato il giorno stesso e l'indomani mattina, all'apertura dei negozi, sono andato a comprarmi gli altri suoi libri (si nota che sono un incorreggibile compratore di libri, fatto di per sé imperdonabile per un bibliotecario). Ho trovato cinque dei sei romanzi rimanenti e li ho letti tutti nel giro di due settimane. Per il suo terzo romanzo Di spalle [Die kalte Schulter], ho dovuto aspettare quattro settimane perché per ragioni che ho dimenticato la mia libreria di fiducia non era in grado di fornirmelo rapidamente. Dopo aver atteso invano per settimane, ho finito per ordinarlo alla BN.

Markus Werner, «Die kalte Schulter», Frankfurt am Main: S. Fischer Verlag, 2011. © S. Fischer Verlag, Frankfurt/M.
Markus Werner, «Die kalte Schulter», Frankfurt am Main: S. Fischer Verlag, 2011. © S. Fischer Verlag, Frankfurt/M.

Ciò che ho ammirato nelle altre storie di Werner, l'ho ritrovato in questo suo terzo libro: Di spalle, e forse con un'intensità ancora maggiore. Un protagonista tracciato con delicatezza, descritto con affetto, mai in maniera unidimensionale e tantomeno eroica. In fondo Moritz Wank è simpatico, ma è anche connotato da una certa dose di autocommiserazione e di cinismo con tendenza alla presunzione. Nei pensieri e nelle parole di Wank, verità e saggezze si confondono con banalità e polemiche. Capita di ritrovare in un'unica frase una dose di tutti questi aspetti. Ad esempio quando definisce il tiro uno sport tipicamente svizzero «perché non esistono altri sport che siano così privi di fantasia in modo tanto eclatante».

Se mi si chiedesse qual è secondo me il miglior libro di Werner, farei fatica a decidere tra Zündel se ne va [Zündels Abgang] e Quando la vita chiama. Ma quello che mi ha colpito di più emotivamente è Di spalle. Per certi versi l'ho trovato triste e desolante, eppure non privo di speranza. Non c'è consolazione per Wank, dopo che ha perso la sua compagna Judith, così ottimista e pragmatica e tanto diversa da lui:

«‹Anderswo, sagte Wank, wird jetzt gefoltert, viele verhungern, und wir liegen unter einem burgunderroten Leintuch, ist das recht?›
‹Eine Schande ist es jedenfalls nicht›, sagte Judith, ‹wir sind zwei Verschonte, gut, und wir haben uns gern, ist das unrecht?›»

In un altro momento della storia, Wank redige una breve lettera - una «promessa» per Judith. Esprime un ottimismo prudente, che allontana la sua indolenza iniziale. Dopo la perdita di Judith, in un primo momento la strappa, per poi incollarne nuovamente i pezzi attraverso un faticoso lavoro da certosino.

Ho già ricomprato più volte Di spalle e gli altri romanzi di Werner. Continuo a prestare i libri a cui tengo e poi dimentico a chi li ho dati. Ma per me l'importante è avere sempre alcune sue opere nella mia libreria. Ora che ci faccio caso, vedo che mi è rimasto solo Zündel se ne va. Devo passare nuovamente in libreria.

Verso la fine del libro Di spalle c'è un passaggio nel quale Sämi, il giovane vicino disabile, si trova a casa di Wank, ancora in preda allo sconforto. Questa parte mi piace molto e a mio avviso rivela un bel finale:

«Das Gesicht bewegte er nicht aber gegen die Tränen war er wehrlos. Eine Weile stand Sämi vor ihm, stumm, mit offenem Mund, dann zog er sein rot-weiss kariertes Nastuch aus der Hosentasche, streckte es Wank entgegen und weinte mit. Nachdem sich Wank abgetupft hatte, gab er das Tüchlein an Sämi zurück, der sich übers Gesicht fuhr damit und es wieder Wank anbot. So ging das Tüchlein hin und her, lautlos und feierlich wie eine Friedenspfeife und als Wank leise lachte, lachte auch Sämi.»


Florian Steffen
Responsabile Servizio Digitalizzazione

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