Con il suo primo romanzo «La figlia prodiga» (1967) Alice Ceresa si affermò come autrice di riferimento del femminismo italiano, mentre la considerazione nella Svizzera tedesca e francese arrivò soltanto successivamente, con le traduzioni di «Bambine» (1990).
© Miranda Bignasci, © ASL / BN
La lettrice editoriale, traduttrice e redattrice Alice Ceresa (1923–2001) si concentrò su una sola tematica letteraria: «L’unico argomento che mi interessa nello scrivere è la questione femminile: ma non ho ancora capito se questo sia un bene o un male, poiché investe anche il mio rapporto contrastato con la letteratura.» La ricerca stilistica e formale di un’espressione adeguata e nel contempo innovativa e i suoi contatti con l’avanguardia italiana caratterizzano la sua opera e anche la ricezione del pubblico.
Una parte degli studi presentati in questo numero, dedicati alla contestualizzazione storica e culturale dell’autrice, sono stati redatti per il workshop online «Nel mondo di Alice (Ceresa). Scrittura – pensiero – differenza» (30.10.2020).
Partendo dai debutti di Ceresa come giornalista culturale a Bellinzona e dai primi testi letterari degli anni Quaranta, la retrospettiva analizza poi i punti di riferimento intertestuali e politico-culturali degli scritti dell’autrice prodotti a Roma negli anni Settanta, fino ad arrivare alla premiazione in Svizzera del suo secondo libro negli anni Novanta. Si conclude con una panoramica per una prossima nuova edizione dell’opera di Alice Ceresa, comprensiva di alcuni scritti ancora inediti.
Con contributi di Giovanna Cordibella, Tatiana Crivelli, Daniele Cuffaro, Laura Fortini, Annetta Ganzoni, Maria Isabella Giovani, Alessandra Pigliaru, Francesca Rodesino e Monika Schüpbach. Al lavoro scientifico si aggiungono tre contributi letterari di Maja Beutler, Elvira Dones e Silvia Ricci Lempen.
